III Domenica di Avvento – Anno B

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LETTURE: Is 61,1-2.10-11; Lc 1,46-54; 1 Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28

Indicazioni Liturgiche

Questa Domenica è chiamata “Gaudete”, dalla prima parola dell’antifona d’ingresso. Come la Domenica “Laetare” a metà della Quaresima, anche questa Domenica doveva dare ai fedeli un po’ di respiro dalle rinunce e penitenze che venivano praticate in Avvento. Oggi, come sappiamo, l’Avvento è stato ri-scoperto non come tempo penitenziale, ma come tempo di attesa, di gioia: non si tratta, quindi, di dare sollievo ai fedeli gravati da chissà quali penitenze (e l’atmosfera festaiola dei negozi e della televisione lo conferma fin troppo), ma di dare all’attesa il colore della gioia, anziché quello della mestizia. La serietà e la sobrietà che la Chiesa ci propone nel tempo di Avvento non devono diventare tristezza.

L’Avvento è il tempo della gioia spirituale durante il quale si cammina con lo sguardo rivolto in avanti, il tempo del risveglio che favorisce l’apertura del cuore a Cristo che viene. Ci sono ostacoli che non permettono di accogliere il Signore: l’egoismo, il non sapere gioire per le piccole cose quotidiane, la distrazione e la superficialità, la mancata disponibilità all’accoglienza, la sfiducia e i pregiudizi, la poca gratuità… Paolo infonde speranza con queste parole: «Pregate ininterrottamente… Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male» (Seconda Lettura). Nell’affidarsi e nell’abbandonarsi a Dio Padre nascono la serenità, la gioia e la pace del cuore. Ciò che i cristiani sanno dare al mondo non si misura con il metro dell’efficacia delle organizzazioni, ma in base a uno stile di vita nuovo che infonde speranza, elargisce gioia e estromette la tristezza. Diceva san Filippo Neri: «Tristezza e malinconia fuori di casa mia». La fede e la gioia che caratterizzano la vita di ogni credente devono far nascere il desiderio di aderire ogni giorno alla volontà del Signore ed esprimere la bellezza di essere cristiani. Perché i ragazzi e i giovani sentono la “pesantezza” di essere battezzati e cresimati? Perché davanti a loro non c’è sempre la serenità di vivere e testimoniare la fede. L’appartenenza a una Comunità cristiana, alcune volte, lascia trasparire la noia nel partecipare alla celebrazione domenicale e l’assenza dell’entusiasmo di incontrarsi con il Risorto e con i fratelli. L’Avvento, e con esso tutta la nostra vita, sia sempre un cammino di gioia.

Oggi è una delle due occasioni dell’anno perché il celebrante indossi i paramenti rosacei e per adornare l’altare, il tabernacolo e le altre parti della chiesa con il colore delicato e festoso che rappresenta e comunica la gioia.
Naturalmente, se nelle due Domeniche precedenti sono stati accesi i primi due ceri della corona di Avvento, oggi bisogna accendere il terzo, nello stesso modo e nello stesso momento in cui sono stati accesi il primo ed il secondo.

In questa Domenica, richiamando la missione del Battista, sarà opportuno sostituire l’Atto penitenziale con il rito di aspersione con l’acqua benedetta.

PROPOSTA CANTI:

Introito

– Il deserto fiorirà (Non temere)

– Cieli e terra nuova (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– O Redentore dell’uomo  (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– Vieni Signore a salvarci (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– Vieni presto a noi (G. Zanotto)

Aspersione:

– Come nel Battesimo (Io credo in te)

– Io vi aspergerò (Domeniche di Quaresima/B)

Presentazione dei doni

– Fiorisca la giustizia (Maranatha. Vieni Signore)

– Colui che viene (Rep. Naz. Canti Liturgici)

Comunione

– Giovanni (Non temere)

– Prepariamo la via al Signore (Maranatha. Vieni Signore)

– Nell’attesa della sua venuta (M. Mantovani, A. Vanzin)

– Vieni Gesù (N. Vitone)

– Tu sarai profeta (Rep. Naz. Canti Liturgici)

Finale

– Esulteremo di gioia (Maranatha. Vieni Signore)

– Signore del cielo (Maranatha. Vieni Signore)

Note sulla Corona d’Avvento

«La disposizione di quattro ceri su una corona di rami sempreverdi, in uso soprattutto nei paesi germanici e nell’America del Nord, è divenuta simbolo dell’Avvento nelle case dei cristiani» (Direttorio, n. 98).
La corona circolare è il segno dell’attesa del ritorno di Cristo; i rami verdi richiamano la speranza e la vita che non finisce.

Il progressivo accendersi delle quattro candele, dedicate a quattro figure tipiche dell’attesa messianica (i profeti, Betlemme, i pastori, gli angeli), «domenica dopo domenica, fino alla solennità del Natale, è memoria delle varie tappe della storia della salvezza prima di Cristo e simbolo della luce profetica che via via illuminava la notte dell’attesa fino al sorgere del Sole di giustizia (cfr. Ml 3,20; Lc 1,78)» (Direttorio, n. 98). È opportuno che in chiesa la corona di Avvento sia visibile ai fedeli. Potrebbe essere collocata in presbiterio, anche davanti all’altare o all’ambone, non deve però oscurare i poli dell’aula liturgica e disturbare la celebrazione.

Canto per l’accensione
della corona di Avvento

Una persona debitamente preparata,
mentre si esegue l’antifona seguente,
si porta presso la corona di Avvento e accende il primo cero.

Si accende una luce all’uomo quaggiù,
presto verrà tra noi Gesù.
Annuncia il profeta la novità:
il re Messia ci salverà!

Lieti cantate: gloria al Signor!
Nascerà il Redentor!

Si accende una luce all’uomo quaggiù,
presto verrà tra noi Gesù.
Pastori, adorate con umiltà
Cristo, che nasce in povertà.

Lieti cantate: gloria al Signor!
Nascerà il Redentor!

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Tempo di preghiera

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