XXIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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LETTURE: Is 50,5-9a; Sal 114; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35

Indicazioni Liturgiche

L’annuncio di questa Domenica si compendia nell’invito a seguire Cristo nella via della croce. Già tre Domeniche fa’ risuonava un simile motivo a conclusione dell’inserto giovanneo nella lettura semicontinua del Vangelo secondo Marco, quando molti discepoli abbandonano Gesù e, invece, gli apostoli decidono di stare dalla parte del Maestro, facendosi carico di tutta la fatica del credere. La “follia” della croce di Cristo è per i cristiani un messaggio di speranza. Molti rifiutano questo “scandalo” per la loro fede che, in effetti, resta un “mistero”. Ma il mistero di Dio non risponde alla logica dei nostri pensieri, non ad una logica della “carne”. Esso risponde alla logica dello Spi­rito di Dio, che crea vita oltre la sofferenza: lo Spirito dà ordine al caos nel “nulla” della creazione, dà senso a ciò che appare a noi come assurdo, fa risuscitare a vita divina ciò che sembra distrutto dalla morte. La logica del mistero di Dio appare al credente proprio nella risurrezione di Gesù.

La croce di Cristo continua ancor oggi ad essere per molti “follia” e “scandalo”. Siamo disposti ad accettare Gesù, come il Cristo, come il Figlio di Dio, come l’inviato del Padre, ma il Cristo del Calvario ci rimane un mistero. Eppure in tutto questo c’è una logica, anche se una logica dello Spirito e non della carne. Il Padre non ha avuto bisogno delle sofferenze di Gesù come punizione sostitutiva al nostro posto. Dio aveva bisogno della sua vita come amore sostitutivo in nostro nome. Ma chi vuole amare in questo mondo urta in una impossibilità di fatto. Il grande mistero è che il Regno di Dio ha proseguito il suo cammino anche quando gli uomini, compresi tutti noi, hanno ucciso il Figlio di Dio. Dio non ci ha mai voltato le spalle! Dal peccato più grande è scaturito il più grande amore. Così siamo stati liberati con la morte di Gesù, sicché la morte e il fallimento non sono l’ultima parola, non sono un oscuro, fatale destino. Dio ha dimostrato di poter fare scaturire di lì la vita. Ma tutto questo reca in sé anche un altro messaggio di speranza: Dio, che soffre con noi in un atto supremo di amore, ama il mondo! Egli non permette il male tranquillamente, quasi crudelmente!  Il male non viene da lui, anzi, lui lo combatte. Dio si presenta a noi come Salvatore in una delle pene di morte più crudeli che l’umanità conosca: un palo verticale, una trave orizzontale; lì sopra, appeso, c’è un uomo che è Dio. Quella croce si protende in ogni direzione come un uomo dalle braccia tese, indica l’insondabile mistero di Dio, il centro del mistero. Sulla croce Dio ha aperto il suo cuore, ha rivelato il suo più profondo segreto: un Dio solidale con tutti gli uomini.

Il messaggio di questa Domenica sembra fatto apposta per una comunità che riprende il proprio cammino di fede con l’inizio del nuovo anno pastorale. Ad ognuno di noi, come a Pietro, Gesù chiede di mettersi dietro a lui, di seguirlo per la via che passa attraverso la croce, per testimoniare a tutti l’amore di Dio. Nulla può incrinare la fiducia del Servo di Dio (Prima Lettura), ne­anche le peggiori atrocità rivolte contro di lui. Egli sa che Dio è con lui: questo è il fondamento della sua forza e della sua spe­ranza nel buon esito della sua missione. È impossibile uscire dalle “funi di morte”, liberarsi dai “lacci degli inferi”. E i credenti che danno voce alla loro tristezza e alla loro angoscia sanno che Dio può salvare e liberare dalle situazioni più tragiche e per questo cantano la loro fiducia assoluta nel Signore (Salmo responsoriale). Proprio Pietro, che ha dichiarato la sua fede in Gesù, il Messia, si sente trattato da “satana”, da “avversario”. Egli vuole bene a Gesù e pertanto desidera che gli siano risparmiate le sofferenze appena accennate. Ma così facendo si mette davan­ti a lui e pretende di tracciargli la strada. Ma Gesù, il Messia di Dio, sarà un Messia sofferente che dona la sua vita fino in fon­do. La sua forza è quella dell’amore, del sacrificio, del servizio (Vangelo).

Sarà opportuno, oggi, laddove (purtroppo) non si fa abitualmente, portare in processione all’introito la Croce (magari quella più bella!) con i ceri e l’incenso. La croce, poi, collocata nel luogo opportuno, sarà venerata e incensata all’inizio della Liturgia e dopo la presentazione dei doni. Vi si ponga, inoltre, presso la croce un’adeguata composizione floreale.

PROPOSTA CANTI

Introito

– Chi mi seguirà (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– Nostra gloria è la Croce (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– In te la nostra gloria (Nella casa del Padre)

– Chiesa del Risorto (O Luce radiosa)

Presentazione dei doni

– Fa’ splendere la fede (A. Ortolano)

– Cristo s’è fatto obbediente (Cristo è nostra Pasqua)

– Umiliò sé stesso (Chi ci separerà dall’amore di Cristo?)

– Il dono più grande (Sorgente di Vita)

Comunione

– Tu sei il Cristo (Tu sei il Cristo)

– Manna di luce (Cristo ieri oggi sempre

– Cristo nostra pace (Cristo nostra salvezza)

– Credo in te (Non temere)

Finale

– Ti seguirò (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– Testimoni dell’amore (Alleluia, è risorto)

– Se vuoi seguire Cristo (Nella casa del Padre)

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Tempo di preghiera

La preghiera è un cammino che ci porta verso Dio. E' un percorso impegnativo che, a volte, sembra essere superiore alle nostre forze e capacità. Ma con il Suo aiuto possiamo cercare di intraprendere questo viaggio con il sostegno della Chiesa, coi suoi Sacramenti e con i nostri fratelli. Buona preghiera.

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