Giovedì Santo in Coena Domini

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LETTURE: Es 12, 1-8. 11-14; Sal 115; 1Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15

Indicazioni liturgiche

Nella “Paschalis solemnitatis”, Lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali della Congregazione per il Culto Divino (16.I.1988) e le rubriche del Messale Romano (italiano) – II ediz. si trovano le indicazioni precise circa la celebrazione della Settimana Santa, facciamone oggetto di studio e di riflessione all’interno delle vostre Comunità, specialmente con il Gruppo Liturgico, i catechisti e quanti svolgono i servizi liturgici (ministranti, lettori, cantori, curatori degli edifici di culto, ecc.). Non manchi, anche, uno studio accurato di tutti i testi biblici ed eucologici, al fine di penetrare nella spiritualità propria di questi giorni santi.

In molte Comunità parrocchiali si dà poco rilievo alla celebrazione della grande Settimana in cui viviamo e celebriamo nella fede i Misteri della nostra Salvezza, ma purtroppo anche delle celebrazioni dei tempi liturgici ordinari.

Sovente vige l’uso dell’improvvisazione, della superficialità, così come il tirar fuori gusti personali a scapito della sobrietà a cui ci invita la Liturgia, il creare luoghi e spazi che sembrano, più che luoghi di preghiera e di culto, ambienti da palcoscenico, addobbi floreali non appropriati al luogo e/o al tempo, ecc.

Mi permetto, dunque, di fare appello alla sensibilità di tutti, invitando a concentrare, a mettere insieme i talenti per preparare con grande cura la celebrazione della Settimana Santa ed, in particolare, del Triduo pasquale, “cuore” dell’Anno liturgico, che è e deve essere, in primo luogo, “forte” esperienza di fede!

Ogni Domenica noi celebriamo la Pasqua del Signore; per cui, ogni Domenica l’Eucaristia va’ preparata accuratamente e celebrata nella “solennità” e nella “sobrietà”, proprie della Liturgia Romana. Ma la Settimana Santa ed, in particolare il Triduo pasquale, necessitano di un supplemento di attenzione e di cura.

Ecco alcuni punti, che dettano indicazioni pratiche:

  • Dopo aver bene istruito i ministranti circa le azioni liturgiche, si facciano delle prove.
  • Si abbia cura degli spazi della celebrazione: ordine, decoro, pulizia, disposizione di banchi, sedie, foglietti vari per il canto, ecc.
  • Si tirino fuori dalle sacrestie le vesti liturgiche più belle, magari quelle più antiche (là dove ci sono), o se ne procurino di nuove. Così anche le suppellettili più preziose di ogni chiesa (croce astile, candelabri, vasi, lini, ecc.)
  • I canti devono essere “propri” per ogni azione liturgica … non è possibile eseguire gli stessi canti del Tempo Ordinario e adattarli. Si preferisca assolutamente, così come più volte suggerito dal Papa, l’uso dell’organo e non di altri strumenti … non è proprio il momento per chitarre, batterie, ecc.
  • I Salmi responsoriali vanno cantati, perché sono “canti interlezionari”… non ha senso recitarli. Per cui, si pensi per tempo di preparare i salmisti.
  • I Presbiteri che presiedono abbiano a cuore di cantare i testi eucologici (orazioni, prefazi, benedizioni solenni …). Si preparino per tempo, curando la loro formazione al canto di queste parti della Messa. Per esempio: come si può non cantare il meraviglioso testo della Colletta della Messa “In Coena Domini” del Giovedì santo?
  • I lettori devono essere certamente ben istruiti e preparati: non si possono assolutamente improvvisare, specialmente coloro che proclamano il “Passio”.
  • Non si trascurino i momenti di silenzio (quando previsti) durante la Liturgia, evitando ogni fretta.
  • Si preparino con grande cura le Preghiere universali, senza accontentarsi di quanto propongono i foglietti e i messalini in uso nelle nostre Comunità … si scelga di meglio, puntando alla “qualità” ed alla “verità” della preghiera.
  • Gli operatori pastorali e tutti i collaboratori dei Parroci non manchino di partecipare alla Messa Crismale, meravigliosa esperienza, “epifania” della Chiesa.
  • L’addobbo floreale del Giovedì santo sicuramente, così com’è, non sarà possibile utilizzarlo per Pasqua, ma dovrà essere modificato e, almeno, integrato.
  • Non si trascuri, nella processione d’ingresso del Giovedì santo “In Coena Domini”, la solenne intronizzazione degli oli santi nuovi che, dopo essere stati incensati, si portano sulla credenza.
  • La lavanda dei piedi non è affatto obbligatoria: sovente capita di vedere una sorta di sceneggiata mentre si compie questo gesto. Esso va’ compiuto solo ed esclusivamente se si svolge nella massima serietà e sobrietà. Si esegue un canto appropriato, il celebrante depone la casula e indossa il grembiule e si china a compiere il gesto …
  • Si abbia anche cura di presentare il segno di carità per i poveri durante la processione dei doni della Messa “In Coena Domini” del Giovedì Santo.
  • All’altare della reposizione spesso viene montata una sceneggiatura … attenzione. A scanso di equivoci, il luogo della reposizione, nel Giovedì santo, è quello dove abitualmente si conserva l’Eucaristia. Questo luogo, però, purtroppo spesso si trova a coincidere con il presbiterio; pertanto, se nella chiesa vi è un altro tabernacolo, allora lì si potrà realizzare il luogo della conservazione dell’Eucaristia (ma non solo il Giovedì santo, bensì sempre). Non dobbiamo avere il timore di mettere “a posto” i nostri edifici di culto, quando abbiamo i mezzi per poterlo fare.
  • Per la processione dell’Eucaristia verso il luogo dell’adorazione si usino, come previsto, senza alcuna eccezione, due turiboli, i ceri, il baldacchino, (per il celebrante) il velo omerale … e tutto ciò che in quel momento può contribuire alla solennità del gesto che si compie: il Signore Gesù è adorato “solennemente” nell’Eucaristia. Attenzione: non è riposto nel sepolcro. E’ bene prestare la massima cura, il massimo rispetto verso l’Eucaristia… sempre più “profanata” persino nelle stesse nostre chiese. Cerchiamo di osservare come (ministri ordinati e istituiti) abbiamo cura della presenza “reale” di Gesù in mezzo a noi.
  • Si prepari una traccia per l’adorazione eucaristica comunitaria del Giovedì santo … anche questo momento non può essere lasciato all’improvvisazione.

ACCOGLIENZA DEGLI OLI SANTI

È opportuno che gli oli benedetti dal Vescovo durante la Messa Crismale siano presentati e accolti dalla comunità parrocchiale. Alla Messa nella Cena del Signore, durante la processione iniziale il presbitero o i ministri portano le ampolle degli oli benedetti.

Giunti all’altare le depongono sulla mensa e vengono incensate insieme all’altare stesso.

Terminato il canto di ingresso e il saluto iniziale della Messa, il sacerdote, prima di introdurre la liturgia del giorno, dice alcune brevi parole sull’avvenuta benedizione degli oli e sul suo significato. Lo può fare usando queste parole:

Questa mattina il Vescovo, padre e pastore della nostra chiesa diocesana, in cattedrale, ha benedetto l’olio degli Infermi, l’olio dei Catecumeni e il Santo Crisma e li ha consegnati ai presbiteri perché possano utilizzarli nell’amministrare i sacramenti in ciascuna parrocchia. Anche la nostra comunità li accoglie come un dono che esprime la comunione nell’unica fede e nell’unico spirito.

Quindi il sacerdote prende l’ampolla del Sacro Crisma e la presenta all’assemblea dicendo:

Ecco l’ampolla del Sacro Crisma con il quale vengono unti i nuovi battezzati, i cresimati, i nuovi presbiteri e vescovi, le chiese e gli altari per la loro dedicazione,  per indicare l’appartenenza a Cristo.

Poi presenta l’ampolla con l’olio degli Infermi:

Ecco l’ampolla con l’olio degli Infermi con il quale vengono unti gli ammalati, per indicare il sostegno che Cristo dona loro nell’infermità.

Ed infine l’ampolla con l’olio dei Catecumeni:

Ecco l’ampolla con l’olio dei Catecumeni con il quale vengono unti coloro che si preparano a ricevere il Battesimo, per indicare la forza divina che viene loro comunicata.

Mentre i ministri incaricati vanno a deporre gli oli nel luogo dove normalmente vengono conservati, il celebrante si porta alla sede e introduce la liturgia del giorno.

PROPOSTA CANTI

Introito

– Nostra gloria è la Croce (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– Di null’altro ci glorieremo (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– In te la nostra gloria (Rep. Naz. Canti Liturgici)

Lavanda dei piedi

– Signore tu lavi i piedi (Messale Romano)

– Non c’è amore più grande (Il mistero pasquale)

– Con amore infinito (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– O Amore ineffabile (Cristo nostra salvezza)

Presentazione dei doni

– Ubi Caritas (Gregoriano)

– Dove la carità è vera (Cristo è nostra Pasqua)

– Segno di unità (Eucaristia. Cuore della Domenica)

– Come incenso (Cristo ieri oggi sempre

Comunione

– Pane di vita nuova (Pane di vita nuova)

– O Ostia santa (Confido in te)

– Canta o lingua il glorioso mistero (Cristo è nostra Pasqua)

La celebrazione della S. Messa si conclude con la Reposizione del Santissimo Sacramento, durante la reposizione e l’adorazione si possono cantare i seguenti canti:

– Pange lingua, gloriosi (Gregoriano – Rep. Naz. Canti Liturgici)

– Genti tutte, proclamate (Rep. Naz. Canti Liturgici)

– Adoriamo il mistero (Alla Cena del Signore)

La liturgia non prevede un canto finale:
l’assemblea si scioglie in silenzio

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Tempo di preghiera

La preghiera è un cammino che ci porta verso Dio. E' un percorso impegnativo che, a volte, sembra essere superiore alle nostre forze e capacità. Ma con il Suo aiuto possiamo cercare di intraprendere questo viaggio con il sostegno della Chiesa, coi suoi Sacramenti e con i nostri fratelli. Buona preghiera.

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2 risposte

  1. Tempo di preghiera ha detto:

    Caro Luigi, è esatto, il termine salmo deriva dal latino psalmus, e questo dal greco ψαλμός derivato di ψάλλω «cantare accompagnandosi con la cetra», che traduce l’ebraico mizmōr «canto con accompagnamento».
    L’organo resta lo strumento principe per accompagnare sia i salmi che i canti liturgici. Per eseguire un buon accompagnamento organistico di un qualsiasi salmo responsoriale, è bene tenere presente un dato di fatto da cui non si può prescindere: accompagnare un Salmo non è come accompagnare un qualsiasi altro canto liturgico.
    Alcuni consigli che possono essere utili.
    Il solista o il salmista durante l’esecuzione del salmo, va accompagnato utilizzando pochi e particolari registri.
    E’ buona abitudine, durante l’introduzione musicale, suonare la melodia del salmo in modo che il salmista o il cantore abbia bene in mente come intonare il canto.
    Un altro suggerimento è quello di togliere le mani dall’organo per un istante alla fine dell’introduzione musicale, del ritornello e delle strofe, in modo che il salmista e/o il corista e l’assemblea sappia quando cominciare a cantare.
    Per la salmodia (i versetti del salmo) è bene utilizzare la tastiera del recitativo in modo che l’organo possa seguire il salmista o il corista nella sua fase di espressione.
    Durante questo tempo l’organo e gli altri strumenti musicali possono usarsi soltanto per sostenere il canto (Cf. S. Congregazione dei riti, Musicam Sacram, 5 marzo 1967; cf. anche: Congregazione per il Culto Divino, Lettera sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 16 gennaio 1988).
    Ma cosa significa “sostenere il canto”?
    Prima di tutto si evitino due eccessi opposti:
    – impasto sonoro troppo debole, che causerebbe cali di intonazione;
    – impasto sonoro troppo forte (fonte di invadenza inopportuna).
    Un’arte che richiede, soprattutto agli organisti, di:
    – proporzionare la forza del sostegno in base a chi canta (né troppo poiché disturberebbe; né troppo poco perché produrrebbe insicurezza in chi canta);
    – scegliere ogni singolo registro, o un amalgama di più registri, in base al chiaro-scuro (dal Principale ai vari tipi di Flauti al Bordone), adeguandolo alla situazione concreta.
    La chitarra non dovrebbe essere usata per l’accompagnamento liturgico della Santa Messa, anche se, per consuetudine, è molto usata nelle parrocchie specie per attirare i giovani e purtroppo perchè spesso mancano organisti competenti. In particolare il suono della chitarra sarebbe da evitare proprio nei tempi forti come la Quaresima ed in particolare per liturgie come quelle del Giovedì Santo, Venerdì Santo e per la Veglia Pasquale. Ovviamente sarà cura del parroco decidere in merito e se proprio non c’è altra possibilità di accompagnamento meglio una chitarra che niente.

  2. Luigi Nocera ha detto:

    Il termine “salmo” viene dal greco “psalmòs” che significa canto accompagnato da strumento a corde. Sono concorde sulla esecuzione di tale preghiera col canto, ma l’accompagnamento migliore dovrebbe essere proprio uno strumento a corde, guarda caso una chitarra. Il suono dell’organo, strumento principe secondo i dettami del CV II, per quanto si utilizzino registri delicati durante la cantillazione, non riesce a rendere l’atmosfera più adatta per l’esecuzione del salmo stesso.
    Provare per credere.

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